Era stato già detto quasi tutto, eppure da quando è uscito in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo del nuovo redditometro, lo strumento di accertamento sintetico a disposizione del Fisco per combattere l’evasione fiscale, piovono critiche e polemiche di vario tipo, più o meno plausibili. In grado di valutare la rispondenza tra dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche e tenore di vita, il redditometro entrerà a pieno regime da marzo, per essere applicato agli anni d'imposta a decorrere dal 2009.
Farà uso di oltre 100 voci di spesa
che assurgono a indici di capacità contributiva, ossia certificano la corrispondenza tra spese sostenute e reddito dichiarato dal contribuente. Il Decreto individua “
il contenuto induttivo degli elementi indicativi di capacità contributiva sulla base del quale (….) può essere fondata la determinazione sintetica del reddito complessivo delle persone fisiche” (art.1, comma 1). In sostanza, indica quali sono le spese degne di attenzione, da confrontare con i redditi dichiarati, per comprendere se il contribuente ha avuto un tenore di vita adeguato a quanto esposto o se è necessario effettuare approfondimenti (nel caso vi fossero uscite significativamente superiori).
Gli elementi indicativi di capacità contributiva (tabella A allegata al decreto), sono suddivisi in due macro categorie (consumi e investimenti) e comprendono la quasi totalità degli aspetti della vita quotidiana: dall’abitazione alla sanità, dai trasporti all’istruzione, dalle spese sostenute per i giochi, abbonamenti tv, attività sportive e culturali, ai costi per l’acquisto di beni mobili più o meno durevoli (elettrodomestici e arredi, cibo e abbigliamento) fino a quelli per il benessere.
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